15 / 04 / 2019

Quanto conta davvero essere primi su Google? (E perché?)

Ha ancora senso nel 2019 investire nella SEO, cioè per ottimizzare un sito affinché compaia tra i primi risultati di ricerca di Google?

 

Non converrebbe puntare tutto su piattaforme come Facebook, Instagram o Pinterest?

Tra Social Media, Google Advertising e piattaforme di Instant Messaging (Whatsapp e Messenger, su tutte) entrare in contatto con la clientela ci appare, giustamente, più facile.

Scrivere contenuti di qualità per posizionarsi nella prima pagina di Google sembra, ad oggi, una pratica retrò.

Tanto tutte le prime pagine sono occupate da “colossi” (o da quei siti che danno la percezione di esserlo).

Ma la verità è, come accade spesso, nel mezzo.

Se sei il proprietario di un brand affermato a livello nazionale ed internazionale, puoi, forse, permetterti di non fare SEO e SEM. I tuoi clienti affezionati continueranno a comprare i tuoi prodotti perché li conoscono già e ne hanno conosciuto le caratteristiche attraverso altri canali pubblicitari.

Eppure la realtà dei fatti ci insegna che non esiste alcun brand “grosso” che non abbia un sito ottimizzato ed in prima pagina di Google. Immagina Nike o Tiffany senza un buon posizionamento: sarebbe assolutamente impensabile!

Perchè si deve puntare ad essere primi su Google e sui motori di ricerca?

Ti consiglio di puntare ad una strategia di posizionamento se:

  • hai un’azienda ancora poco conosciuta su territorio nazionale ed internazionale
  • stai lanciando un nuovo e-commerce in una nicchia di mercato
  • hai un modello di business di tipo local
  • vendi servizi veicolando contenuti di valore

In questo caso per te Google è una vera e propria miniera d’oro: raggiungere le prime posizioni non è facile, certo, a volte ci si impiega mesi, se non anni. Ma una volta raggiunto un buon posizionamento questo può durare (quasi) per sempre, e continuare a generare traffico per il tuo sito (praticamente nuovi clienti ogni giorno).

Inoltre è importante ragionare sulle caratteristiche di un utente che effettua ricerche su Google digitando, ad esempio, “scarpe rosse”.

Appare evidente come quest’utente sia in quel momento interessato ad una classe merceologica precisa e che il rivenditore di scarpe che riuscirà a “prendersi il suo clic” si troverà di fronte un cliente non solo altamente in target, ma pro-attivo rispetto al suo comportamento di navigazione, cioè molto vicino all’acquisto.

A differenza del marketing sui social che va a stimolare la reazione della clientela, su Google è l’utente stesso a dirci cosa vuole.

Basta essere al posto giusto nel momento giusto.

Qual è il motore di ricerca su cui posizionarsi?

La risposta è banale: Google.

Basti pensare che in inglese “to google” ha preso il significato di “ricercare su internet”. Big G detiene il monopolio assoluto ed il suo mercato è pari all’80% dell’utenza mondiale (in Italia ed Europa si arriva al 90% senza problemi).

Ogni giorno su Google avvengono quasi 4 miliardi di ricerche. (Fonte: Internet Live Stats) Ed il 25% riguarda ricerche nuove, mai fatte, orientate dalle tendenze del momento o dall’espressione di nuovi bisogni. Questi numeri dovrebbero bastare come risposta. Il pubblico di Google è enorme, e questo presupposto aiuta a rispondere alla successiva (e tipica) domanda.

Da Gennaio 2010 a Luglio 2018, la percentuale di traffico dei quattro motori di ricerca più usati.

Per il mercato internazionale esiste qualche alternativa di valore, come Yandex per il mercato russo o Baidu per quello cinese. Ti consiglio di valutare queste alternative se decidi di andare ad operare in uno di questi mercati. Tuttavia anche in queste zone tipicamente impermeabili al colosso americano, Google ha cominciato a farsi spazio ed è tendenzialmente in crescita.

Come arrivare in prima pagina di Google?

Esistono due modi per arrivare tra i primi risultati di Google: SEO e SEM.

Si potrebbe arrivare a formulare la seguente uguaglianza:

Traffico sul tuo sito web = SEO + SEM

In questo articolo voglio parlarti del perché è importante attuare queste strategie, più che di cosa fare. Se vuoi approfondire le tecniche SEO ti consiglio la lettura di questo articolo.

Le prime posizioni ricevono maggior traffico

C’è un detto che piace moltissimo a chi si occupa di SEO:

“Non c’è miglior posto per nascondere un cadavere della seconda pagina di Google”.

Un modo divertente per dire che l’unico posizionamento per cui vale la pena di darsi da fare è quello in prima pagina.

Ti mostro un grafico che spiega bene questo concetto.

Rapporto tra posizione in SERP e percentuale di click. Fonte: statista.com

Come si può evincere facilmente i primi 3 risultati su Google si mangiano tutta la torta. Agli altri restano le briciole.

Praticamente il 61% degli utenti che effettua ricerche su Google sceglie uno dei tre primi risultati proposti.

Perché?

Perché le persone si fidano di Google. È un brand che è riuscito negli anni a costruire un rapporto molto forte con la propria utenza e gode di grande credibilità.

Il discorso è leggermente diverso per i dispositivi mobili: il differenziale tra le varie posizioni della prima pagina è meno evidente, probabilmente per l’abitudine di “scorrere verso il basso” di chi usa uno smartphone. Restano tuttavia esclusi i siti dalla seconda pagina in poi.

Aumenta le opportunità per il tuo business

Google mostra in prima pagina 10 risultati quando un utente effettua una ricerca specifica.

La posizione dei risultati si basa su molteplici fattori tra cui la velocità di caricamento, la frequenza di rimbalzo, la qualità del contenuto e molte altre variabili.

Appare chiaro che arrivare fra i primi dieci risultati di Google può essere un’opportunità di crescita eccellente per te e per il tuo business.

Ricorda tuttavia che arrivare in cima rappresenta solo metà della sfida: rimanerci è altrettanto difficile. In pratica il tuo successo SEO si basa non solo sull’arrivare o non arrivare fra i primi risultati: ma sul restarci quanto più a lungo possibile.

Rafforza l’autenticità del tuo brand

Google ha negli anni lavorato alla grande: i dati che abbiamo visto prima ci dimostrano come i primi risultati proposti da Google corrispondano, agli occhi dell’utenza, ai siti di maggiore qualità ed affidabilità. Una sorta di garanzia sulla pertinenza di quei siti rispetto al settore di riferimento.

È un gioco psicologico che può darti vantaggi importanti.

Raggiungere un cliente attraverso un risultato organico di ricerca (e dunque non attraverso advertising a pagamento) è già di per sé sintomo di “autenticità” del brand nei confronti del cliente.

Crea l’immagine del tuo business

Un miglioramento del posizionamento organico su Google corrisponde ad una migliore immagine del brand agli occhi dei potenziali clienti.

Internet è ormai un mercato ad altissima competizione e non è sempre facile raggiungere le posizioni migliori. Soprattutto in nicchie di mercato già sature di offerta.

Una volta che ci si riesce, appare evidente che l’immagine del brand in genere viene di gran lunga rinforzata.

Essere tra i primi dieci siti su Google significa porsi come top brand di un settore specifico. Questa tendenza, inoltre, è in crescita, dato che le nuove generazioni si rivolgono ai motori di ricerca come unica (ed assoluta) fonte di conoscenza.

La prima posizione è dieci volte più importante

Raggiungere le prime posizioni su Google significa aumentare il proprio traffico in maniera esponenziale.

Secondo un report di Ideaenginc.com i siti web che raggiungono la prima pagina dei motori di ricerca perfomano fino a dieci volte meglio dei loro competitor non altrettanto ben posizionati.

Appare evidente come scalare le vette dei motori di ricerca vada, oltre che come già detto a rafforzare concretamente il tuo brand, a sottrarre quote di mercato ai tuoi competitor diretti (e di riflesso i loro clienti e le loro vendite).

Riduci i costi pubblicitari

Se sei un imprenditore si presuppone tu sappia che per fare marketing sul web al giorno d’oggi bisogna investire: portare potenziali clienti sul tuo sito ha un costo preciso.

Questo perché, se non si investe in SEO, le principali fonti di traffico a sono i Social Media e Google Ads (a pagamento).

Sulle rispettive piattaforme pubblicitarie la forma più comune di compravendita pubblicitaria si basa sul CPC, ovvero il costo per clic. Si tratta di una media e ti indica quanto viene a costarti ogni nuovo utente.

Appare evidente come una strategia SEO sia una valida alternativa al CPC: se riesci a raggiungere le prime posizioni, infatti, non dovrai pagare per acquisire il clic della potenziale clientela!

Certo, tutto questo può avvenire solo in seguito ad un ottimizzazione globale del sito e ad un piano editoriale strutturato. Ma si tratta, spesso, di spese una-tantum e che continuano a portare risultati nel tempo.

Un limite delle campagne a pagamento su Facebook e Google è proprio che il traffico di un sito (e quindi la sua vita) dipende dal budget pubblicitario che si è pronti ad investire: una volta “spente” le campagne, il traffico crolla ad un valore prossimo allo zero.

La SEO ti permette invece di continuare a generare traffico, potenzialmente per sempre.

Mercati competitivi: differenze tra keywords short e long tails

L’enorme competizione presente sul web in genere ed in particolare sui motori di ricerca ci obbliga oggi a fare una distinzione fondamentale tra parole chiave a short tail e long tail (letteralmente a coda breve o a coda lunga).

Cosa vuol dire parole chiave short tail e long tail?

Questo concetto è facilmente intuibile se spiegato con un esempio:

Scarpe è una parola chiave “short tail”.

Scarpe adidas rosse e nere è una parola chiave “long tail”.

La differenza è, innanzitutto, nel numero di parole che compongono la “query” (cioè la ricerca) dell’utente. Le short tail sono ricerche secche, brevi e di per sé molto generiche.

Risulta più complicato competere per questa tipologia di posizionamento.

Le long tails, invece, sono ricerche composte da un maggior numero di parole. Meno generiche, probabilmente con volumi di traffico minori, risultano essere di maggiore interesse chi vuole fare SEO nel 2019: infatti offrono ancora interessanti opportunità di posizionamento poiché meno competitive.

Questo dato si scontra con quello che pensiamo circa la vendita tradizionale: un negozio di calzature, ad esempio, tende a incentrare il proprio business intorno alla vendita di alcune paia di scarpe molto conosciute e di successo. Oppure una libreria locale tende a basarsi molto sulla vendita dei “best seller”.

Spesso si tratta di una scelta imposta da ragioni spazio-temporali, come la grandezza dei magazzini o la collocazione geografica del punto vendita.

Su internet questi limiti sono stati storicamente sovvertiti: oggi è possibile raggiungere tutti ed ovunque.

Numerosi brand che si sono affermati online (su tutti i colossi Amazon e Netflix) hanno utilizzato una strategia a “long tails” negli ultimi anni.

Correndo il rischio di ripetersi: è importante individuare una nicchia di mercato specifica, meglio se non eccessivamente competitiva, affinché si possano ottenere risultati soddisfacenti da una strategia SEO.

SEA: un’alternativa alla SEO

C’è un modo assai più immediato per raggiungere le prime posizioni su Google e si chiama SEA (acronimo di Search Engine Advertising).

Con Google Ads (la piattaforma pubblicitaria di Big G) puoi pagare perchè il tuo sito compaia fra i primi risultati di una ricerca che ti interessa (i risultati sono contrassegnati dalla dicitura “Ann.”, annuncio appunto, e sono certo li avrai notati).

La SEO ed il paid advertising di Google hanno lo stesso scopo, portare sul tuo sito utenza in target. Google Ads costituisce una risorse eccellente quando hai a che fare con parole chiave ad alta competizione e per le quali sarebbe quasi impossibile posizionarsi solo con la SEO. Le due strategie vanno a dare i migliori risultati quando combinate sapientemente.

La pericolosità maggiore nel fare campagne a pagamento su Google consiste proprio nel sottovalutarle. Le campagne sono a prima vista piuttosto semplici da configurare ed è la ragione per cui esistono molti account a gestione “amatoriale” che bruciano denaro senza ottenere risultati. I costi pubblicitari derivano dalla competizione e dalla qualità dell’account pubblicitario (il suo storico, in pratica).

Chi ne usufruisce da dilettante si trova a competere contro professionisti del settore che sanno come abbassare i costi per clic.

I professionisti hanno il vantaggio di poter offrire posizionamento migliori a prezzi inferiori.

Leggi questo articolo se vuoi approfondire l’argomento campagne su Google Ads.

Conclusioni

Fare SEO nel 2019 è possibile. Anzi, è necessario. Se in precedenza potevi decidere di puntare su altri canali, magari offline, oggi è fondamentale che il tuo brand sia presente sui motori di ricerca, cioè su Google.

E sarà sempre più importante: nella mente di un consumatore moderno, se non sei su Google, non esisti.